Oppenheimer: la verità al posto delle opinioni

Dalla nostra corrispondente clandestina presso il liceo “Alexis Carrel”

Uno dei film simbolo del 2023, è sicuramente quello diretto da Christopher Nolan: Oppenheimer, la biografia del fisico statunitense che diresse il progetto Manhattan, il cui obiettivo finale era la costruzione delle bombe atomiche che nel 1945 hanno colpito il Giappone.

La tecnologia con cui è stato girato il film è più che all’avanguardia: alcune scelte – come quelle di girare tutte le scene con il formato visivo più ampio possibile, registrare una colonna sonora a partire dall’intero copione, e rifiutare l’uso della CGI o dello schermo verde – hanno reso la pellicola qualcosa di eccezionale.

La sua intera realizzazione invita ad andare al cinema, anche perché dal divano di casa propria non si può venir coinvolti come da una sala IMAX, dove la potenza audiovisiva circonda completamente lo spettatore e lo inghiottisce negli eventi raccontati, molto accurati a livello storico.

La trama non viene condita con ruoli o scene politically correct, il cast assomiglia incredibilmente ai personaggi reali e alcune ambientazioni sono state interamente costruite da zero, affinché rispecchiassero l’ambiente degli anni ’40, come ad esempio la cittadina di Los Alamos in New Mexico.

Ma l’aspetto che più colpisce, è la raffinatezza con cui viene portato avanti un messaggio di responsabilizzazione riguardo agli ordigni nucleari. Non viene imposta una posizione a favore del disarmo nucleare, e non vengono messi in cattiva luce coloro che hanno realizzato la prima bomba atomica: il dubbio sulla sua pericolosità emerge nel mezzo della narrazione, ricamato punto per punto.

Attraverso la coscienza del protagonista e dei vari fisici con cui lavora, lo spettatore viene messo in dialogo con questo dubbio: l’arma nucleare è veramente necessaria per far la guerra? Entrambe le facce della medaglia vengono esposte, senza snaturare i protagonisti o i fatti che fanno parte della storia, ma soprattutto non viene lasciato spazio al relativismo e alla verità individuale del secondo-me-è-così.

La verità emerge alla fine del film: la guerra nucleare distruggerà il mondo. E la soluzione a questa tragica situazione non viene proposta unicamente nella persona di Oppenheimer (come ad esempio tentare di cancellarlo dalla nostra cultura perché è stato un uomo “cattivo”), ma reclama un impegno corale da parte del mondo intero, noi per primi, che abbiamo il compito di affrontare con coscienza il presente.

Oppenheimer è l’esempio di come si può trarre dalla storia una coscienza maggiore, senza condanne o censure. È l’esempio di come il cinema può essere una via per la verità, e non unicamente il luogo delle semplici emozioni.

Elena Mapelli

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