(S.)O.S.

“Non ci sono candidati per la tua facoltà. Perché non ti candidi?”.

Queste le ragioni per un impegno in politica universitaria tra le fila di Obiettivo Studenti. A raccontarlo è stata un’amica e collega non particolarmente propensa a questo tipo di militanza. “Me l’hanno chiesto con insistenza e alla fine ho accettato”.

Ora, chiunque s’intenda di politica sa bene che fossa di serpenti micidiale sia quell’agone. Dal piano nazionale a quello locale, fino agli ambienti più ristretti e particolari come l’università, la militanza esige un certo tipo di approccio e mentalità. Dove possa portare la strategia tappabuchi (“mancano i candidati, pensaci tu”), Dio solo lo sa. Ed è doveroso invocare i santi numi, dal momento che in tempo di campagna elettorale persino le celebrazioni liturgiche diventano megafono di partigianerie imbarazzanti. Obiettivo Studenti è infatti la lista del movimento cattolico di Comunione e Liberazione. Ogni martedì viene celebrata la messa della comunità, curata e resa struggente da canti corali scrupolosamente preparati e proposti con grande maestria. Ma dall’inizio della campagna elettorale, la chiosa finale della liturgia non è l’odor d’incenso ma il fragor del microfono. Agli avvisi che chiudono il momento sacro, le casse ronzanti fanno rimbombare l’invito: “passate dal banchetto di Obiettivo Studenti a lasciare la vostra firma”. E a questi tendoni chi c’è ad accogliere le masse? Il più delle volte giovani matricole, spesso raccattate e gettate in strada a racimolare le firme per far candidare la lista. La motivazione paradossale di chi propone l’iniziativa è: vivere l’università ed incontrare persone. Premesso che le firme raccolte sono spesso di soliti noti casuali (amici o compagni di movimento), resta la questione irrisolta: per “vivere l’università” e “incontrare gente” non sarebbe più ragionevole, anzitutto, accettare le normali proposte universitarie rivolte a qualunque studente? Capita infatti che per curare queste iniziative, ci si perdano corsi e incontri organizzati dall’ateneo. Addirittura alcuni tra gli studenti più grandi teorizzano l’inutilità del frequentare le lezioni universitarie.

La situazione, a un occhio esterno al partito ma interno alla Chiesa come quello di chi scrive, appare caotica, a tratti insensata.

Dal Sessantotto, intere generazioni di studenti hanno consumato i migliori anni nella brace di furori politici d’ogni tipo. Per evitare questa cecità ideologica, occorre riscoprire le ragioni della militanza, chiedersi il perché di un impegno così pervasivo.

È quanto fece un amico di Roberto, militante comunista morto suicida nel 1977. In una lettera al giornale di Lotta Continua, datata 30 Settembre 1977, si legge: “un nostro compagno si è suicidato (…). Questa morte non è frutto del caso. Egli è morto perché siamo stati disumani (…), vittime di un certo modo di fare politica. Disumano è stato mandare allo sbaraglio i compagni davanti alle fabbriche; è stato il modo con cui si sono trattati i compagni ‘silenziosi’ che non parlavano mai alle riunioni. Gli ‘stupidi’ perché quando parlavano dicevano (male) due o tre cose che parevano banali.” L’autore denuncia una militanza vuota di significato, che non spalanca al gusto di vivere, ma affossa dentro logiche di potere asfissianti. La chiusa della lettera non lascia scampo: dopo la drammatica morte del compagno resta solo “il desiderio che tra la nostra splendida teoria (…) e la nostra squallida pratica quotidiana non si lasci più aperto un varco così grande dove un uomo possa perdersi”. È un’autodenuncia lacerante, impietosa, ma dettata da una brutale sete di verità su di sé e sul mondo.

Come può una politica senza ragioni, che aliena dal contesto, essere autenticamente umana come la si vorrebbe?

Michelangelo Socci

7 pensieri su “(S.)O.S.

  1. Pingback: Obiettivo Studenti: le ragioni di un impegno – DIARIO CLANDESTINO

  2. Pingback: Provaci anche tu: ti garantisco che ne vale la pena – DIARIO CLANDESTINO

Lascia un commento