Solo una parola m’è venuta in mente

Dal nostro inviato in Val d’Aosta

LA THUILE – Giovedì 28 luglio, ore 13.00. C’è fermento nel piazzale dell’Hotel Planibel: siamo in attesa di sapere chi sarà il vincitore di questo strambo gioco, in cui i capisquadra devono correre lungo un tortuoso percorso per raggiungere quel balcone in alto a destra. Il primo che s’affaccia, vince.

Eccolo. Dalle profonde terre bergamasche di Zandobbio, ad apparire per primo è lui: Giacomo Nembrini, capo della squadra arancione che festeggia sollevandosi in un tripudio di urla, cori e applausi. Una magra consolazione, in realtà, visto che si tratta della squadra più deludente della giornata.

Le attività sono iniziate verso le 10.15: corse su teli saponati, staffette, tornei di palla prigioniera e roverino. Giochi molto tranquilli, rilassanti, ideali per seicento matti che si vogliono riposare. Certo… si è dovuto rischiare un po’, correndo e spingendo e aggredendo e stendendo a terra i propri avversari. Ma che cosa ci vuoi fare? Non lo dicono mica tutti, qui, che bisogna rischiare buttandosi nel-vulcano-incandescente-della-vita?

Ogni squadra ha dovuto preparare delle coreografie. Il capo dei bianchi, Dodo, è arrivato a bordo d’un furgone: impersonando Buzz Aldrin, ha raggiunto i suoi sventolando fieramente una squallida bandiera USA in cartone. Jack, invece, è comparso in grande stile a bordo di un’auto che, in Italia, è simbolo di potere e stima sociale: una Panda.

Quella dei blu, viceversa, più che una coreografia m’è parsa un’ammucchiata molto confusa. Sono partiti più cori, per niente coordinati, e nessuno è poi riuscito a capire che cosa c’entravano quei due poveri camerieri del Planibel sdraiati per terra con la faccia nella polvere.

Molto organizzata la presentazione dei rossi, il gruppo più numeroso. Il loro capo, Grifo, è riuscito ad aizzare la folla come un vero ultras: gli mancavano solo tamburo e megafono, e sarebbe stato pronto per salire sulla balconata d’una curva. In compenso, però, indossava un sacco nero della spazzatura come mantello. Non proprio all’ultima moda, ma sono gusti: ad ognuno il suo.

Dopo il pranzo si rompono le righe, e l’appuntamento è in salone alle 17.00 per due ore e mezza di scuola-di-comunità: certe ciellinate sono proprio vocate al masochismo, ed io, all’incontro, sto quasi per addormentarmi.

“Scusate. Ma voi vi rendete conto? Vi rendete conto di quello che sta succedendo qui?” Questa domanda mi sveglia “Quello che ho visto in questi giorni è straordinario: cinquecento ragazzi che vanno a fare una passeggiata in silenzio. Cinquecento ragazzi che si divertono in modo semplice, giocando come se fossero dei bambini. Cinquecento ragazzi che si trovano insieme per cantare. E cinquecento ragazzi che vanno a Messa, insieme, tutti i giorni.”

Lei è una studentessa della Statale che ha conosciuto il movimento il quattro maggio di quest’anno. Venendo da una famiglia buddhista, lei non ha mai conosciuto il cristianesimo: non è battezzata, e prima di questa settimana non aveva mai partecipato ad una Messa.

“Quello che succede in quel momento [la Messa N.d.A.] è straordinario, incredibile. Forse voi non ve ne rendete conto perché siete abituati da sempre: magari siete pure figli di gente del movimento, e quindi tutto questo vi è normale. Ma vi assicuro che non è così.” Si ferma un attimo. Il silenzio, in sala, è tombale: anche chi dormiva, ora è ben desto sulla cadrega per ascoltarla “Cinquecento ragazzi che pregano, tutti nello stesso momento: è una cosa straordinaria, assurda. Meravigliosa.”

Un ordinario pomeriggio in Università, e una ragazza che la saluta consegnandole un volantino di Obiettivo Studenti. Questa ragazza, poi, è diventata quella cara amica che ha deciso d’invitarla a venire qui, a La Thuile.

“Prima di questa vacanza non avevo mai pensato al cristianesimo: la stessa parola Cristo mi era totalmente incomprensibile.” Lei pensava di venire qui semplicemente per concedersi una vacanza, per fare nuove amicizie, per visitare delle montagne. E invece, “qui ho conosciuto Cristo. Guardandovi, conoscendovi, io ho riconosciuto che dentro di voi c’è qualcosa che non ho mai visto prima. Ho iniziato a parlare con molti di voi, ad ascoltarvi, a condividere la mia storia, la mia esperienza. E voi m’avete accolto, come nessun altro avrebbe potuto fare.”

L’altro giorno, durante una Messa, la sua amica era seduta da un’altra parte, lontana, eppure non si sentiva sola. Ma in compagnia. Non conosceva nessuno, eppure sentiva di essere a casa. “In quel momento” spiega “solo una parola m’è venuta in mente: Cristo. Qui, a La Thuile, io ho conosciuto voi. E conoscendo voi, ho conosciuto il volto di Cristo.”

Il-verbo-s’è-fatto-carne-ed-abita-in-mezzo-a-noi: questo passo dell’Angelus è la sintesi più estrema del cristianesimo. E a capirlo, prima di tutti gli altri, e stata una ragazza buddhista, non battezzata, che grazie ad un incontro (solo apparentemente) casuale ha scoperto la bellezza e la pienezza della vita. Qui, in questi giorni, in mezzo a noi, rendendoci tutti complici d’un Miracolo.

Don Marco Cianci, cappellano della Statale, la seguirà passo passo in questo suo cammino. “Perché in questo giorni ho deciso” conclude “che voglio ricevere il battesimo.”

Alessandro Frosio

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