Gesù è un tamburo e questo articolo non è blasfemo

Ebbene sì, è tutto vero. O meglio: tutto funziona se ci caliamo nella mentalità tardo antica e se ammettiamo che ‘tamburo’ è un po’ generico, in quanto lo strumento in questione è in realtà il timpano, suo parente stretto.

La colpa, o forse il merito, di questo strano accostamento è di Origene Adamanzio, teologo molto prolifico vissuto tra il II e III secolo. Spoiler: dopo qualche secolo verrà dichiarato eretico (ma le nostre questioni non c’entrano).

Nel suo ‘74 omelie sul Libro dei Salmi’ il nostro Origene arringa così i suoi:

Crocifiggiamo i nostri corpi a Cristo, e con un timpano siffatto cantiamo a Dio … Il timpano non ha parti carnose, ma una pelle: anche noi, finché siamo carnali, non siamo un timpano.

Tutto chiaro vero? Beh, per niente. Quello che possiamo intuire è che la crocifissione di Gesù è accostata allo strumento. E quindi Origene si drogava. Probabile, ma nelle sue parole risiede una poesia nascosta e affascinante. I motivi del parallelismo col Messia sono almeno cinque.

Innanzitutto, come indicato dallo stesso Origene, con la sua pelle raschiata il timpano si pone come esempio di virtù, frugalità e rifiuto della carnalità. E dunque rispecchia la figura di Cristo.

Il timpano rimanda inoltre al sacrificio di Gesù in quanto, caso abbastanza raro per uno strumento, esso viene prodotto tramite l’uccisione di un animale. Cetre, chitarre, flauti e i vari strumenti dell’epoca si costruivano benissimo con materie prime di origine esclusivamente vegetale. Per fare il timpano invece bisognava uccidere una bestiola innocente. Vi ricorda qualcosa?

Il terzo motivo sta nella sua esecuzione, che prevede il picchiettio della membrana con apposite bacchette. La mimica del gesto, così come la ritmicità e il timbro del suono, rimandano al gesto della crocifissione. Le bacchette sarebbero quindi martelli e chiodi, i ritmi cadenzati il colpi inferti.

Il timpano è poi l’unico strumento a percussione capace di produrre suoni diversificati. Questo lo rende quindi nobile, uguale e insieme diverso rispetto agli altri tamburi, e per questo corrispettivo di Cristo, che era sì uomo ma speciale. Questa motivazione appare però debole, in quanto non conserviamo esemplari dell’epoca, e quindi può essere benissimo che ai tempi i timpani non eseguissero affatto note distinte.

Con uno sguardo più antropologico scopriamo poi che il timpano è adottato in moltissime culture all’interno dei contesti cerimoniali e rituali. Da sempre infatti esibizioni bandistiche, marce militari, riti religiosi e sacrificali adottano il celebre rullo di tamburi negli attimi di maggiore pathos. Perché? Perché il timpano (e in generale le percussioni) scandisce il tempo, lo mostra concretamente al pubblico, aggiungendogli un’aura di importanza e sacralità.

In più i suoni prodotti dal timpano (celeberrimi sono quelli dell’inizio di ‘2001: Odissea nello Spazio’), potenti ed assieme gravi, riescono a penetrare nelle nostre ossa e scuoterci dall’interno in misura decisamente maggiore rispetto a quanto fanno gli altri strumenti. In parole povere, i timpani delle orchestre tradizionali sono gli antenati dei più moderni sub-woofer. E, come tutti sappiamo, un impianto stereo, in macchina o al cinema, ci fa cagare se non ha dei bassi potenti. Perché sono proprio le vibrazioni profonde a scuoterci di più dall’interno e a provocarci in automatico emozioni e anche reazioni corporee. Gli antichi lo sapevano benissimo, e per questo usavano i tamburi nei momenti più sacri. In quest’ottica dunque il timpano accompagna perfettamente la crocifissione, momento sacrale per eccellenza della cultura cristiana.

Le idee di Origene ebbero alterne fortune. In particolare, l’associazione del timpano alla crocifissione e alla figura stessa di Cristo comparve sporadicamente nell’iconografia sacra. Gli uomini del passato interpretavano tranquillamente queste allegorie. Noi rischiamo di dimenticarcele.

Andate e annunciate dunque: anche un umile timpano può rivestirsi di sacralità. E tenete gli occhi aperti. Chissà che in qualche chiesa non vi aspetti un tamburello…

Raffo

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