Quella sfilata di Valentino in Filarete

Dalla nostra infiltrata clandestina all’ultima sfilata di Valentino tenutasi in Statale

FESTA DEL PERDONO – Il 16 giugno, alle ore 14.00, si è svolta la sfilata di apertura della Milano Fashion Week presso l’Università degli Studi di Milano.

Il marchio a dare il via non solo alla fashion di Milano, ma anche a quelle successive a Parigi e a Londra, è Valentino Maison con la collezione moda uomo primavera-estate 2024, realizzata da Pierpaolo Piccioli.

Nel 1985 fu proprio Valentino a presentare per la prima collezione maschile a Milano e più di trent’anni dopo, ecco che Valentino fa il suo grande ritorno proprio a Milano.

Avrebbe potuto scegliere qualsiasi luogo storico della grande città per la sfilata, invece l’onore lo ha avuto proprio la Statale, portando grandi novità: la sfilata era aperta al pubblico.

Non solo i VIP invitati ufficialmente da Valentino come Mahamood, Elodie, l’attore Jacob Elordi e i brand ambassador provenienti dall’oriente, come l’attore cinese Yang Yang o il cantante e attore tailandese Jeff Satur, anche il pubblico ha avuto l’occasione d’assistere in anteprima mondiale all’evento. Con 1000 biglietti gratuiti messi a disposizione dalla casa di moda per pubblico esterno e l’invito a tutto il personale accademico, studenti e non, la sfilata ha assunto colori vivaci e un’atmosfera diversa dal solito.

Si è abituati a pensare che le sfilate siano eventi mondani, ai quali possano partecipare, oltre a giornalisti e fotografi, solo chi è strettamente legato al mondo dello spettacolo, ma Piccioli ha voluto dimostrare il contrario: le sfilate sono eventi che hanno bisogno del grande pubblico per avere successo e il risultato del suo progetto è stata un’inclusione coesa tra VIP e gente comune. Studenti, professori, personale universitario, ragazzine urlanti, fotografi, giornalisti, bodyguard e VIP che per quindici minuti sono stati nello stesso luogo, ad osservare il medesimo evento, con gli stessi occhi emozionati.

Ovviamente la distinzione tra invitati esterni e invitati ufficiali era chiara: una serie di transenne delimitavano la linea tra noi e loro, ma trascinati dalla musica e dai colori vivaci sfoggiati dai modelli, sembrava di essere seduti in prima fila accanto a loro.

Uno straordinario lavoro anche quello delle guardie del corpo che per quattro ore, da prima che iniziasse la sfilata, a qualche ora dopo la sua conclusione, hanno risposto costantemente alle domande pungenti ed insistenti delle persone presenti, oltre che a mantenete l’ordine, cercando di restare impassibili dopo ore passate sotto il sole cuocente.

Non solo: i colonnati dell’università erano gremiti di camerieri che distribuivano costantemente acqua e granite alle persone presenti, il tutto distribuito in bicchieri con il marchio di Valentino.

Una cosa è certa: eventi del genere necessitano di un lavoro d’equipe, un’intesa e un’organizzazione tali da non lasciare nulla al caso; è solamente quando lo vivi con i tuoi occhi che comprendi quanto tempo e quanto lavoro è necessario per realizzare un evento di tale portata.

Valentino the Narratives: così intitolata, la sfilata si concentra sui nuovi valori maschili, non più costituiti da mascolinità e forza bruta, ma da fragilità e dolcezza. Con la frase simbolo della collezione “We are so old we have become young again” si vuole mettere in discussione le convenzioni e rompere le regole della tradizione.

La celebre frase, presa dal libro di Hanya Yanagihara “Una vita come tante”, pone come valore centrale della contemporaneità la fragilità e l’imperfezione.

Se dovessi descrivere la sfilata con una parola sarebbe: innovazione e cambiamento. Novità, quelle della sfilata di Valentino, che influenzeranno non solo il mondo della moda, ma anche la società odierna.

Se è vero che gli stilisti traggono ispirazione dalla realtà in cui vivono, questa volta è il caso che la realtà tragga ispirazione dai valori e dalle speranze espresse, in maniera semplice ma determinata, da Valentino the Narratives.

La casa di moda ha inoltre deciso di sostenere gli studenti con una donazione all’ateneo, che sarà destinata a coprire le borse di studio del prossimo anno accademico.

Marta Ceresoli

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