Perché l’entasi ti sarà utile nella vita

Ti dico Grecia, a cosa pensi? Forse molti penseranno alle acque cristalline e alle spiagge mozzafiato, ma forse qualcuno penserà a qualcosa che la contraddistingue maniera particolare: i templi. E quando si pensa a un tempio greco, subito si vedono le colonne. Ecco, hai mai osservato per bene una colonna? Se sì, ti chiedo: non hai notato niente di strano? Certo che no, cos’avrà mai di strano una colonna greca?

La verità è che qualcosa c’ha: problemi di peso. C’ha la pancia. Poco sotto il centro, se osservi bene, la colonna si ispessisce, ossia ha un diametro maggiore che quello della parte superiore, sottostante il capitello. L’hanno progettata male, mi dirai, o, tutt’al più, è perché così è più stabile. Niente di tutto ciò. I greci se la cavavano piuttosto bene, e fare una colonna dritta sarebbe stato un gioco da ragazzi. Ma allora, perché?

Torniamo alla pancia della nostra colonna. Ecco, la pancia ha un nome tecnico e un pelo più elegante: entasi. Con l’entasi ci si riferisce specificatamente all’ingrossamento della parte centrale della colonna. Se guardi la colonna da vicino, vedi una colonna con la pancia. Ma se invece guardi la colonna da lontano, magia, la vedrai dritta. Ma non era più grossa?

I greci conoscevano la natura umana, e sapevano che a una certa distanza l’occhio umano vedeva una colonna perfettamente dritta più stretta verso la metà. Per evitare che da lontano i loro templi potessero parere non perfetti, fecero le colonne con l’entasi, con un corpo quindi più spesso al centro e rastremato, ossia più sottile, alle estremità.

I greci avrebbero potuto fregarsene che le colonne si percepissero più sottili al centro, anche perché se la colonna doveva essere retta ma non la si vedeva effettivamente così erano affari dell’ammiratore, gli architetti avevano fatto bene il loro lavoro. Invece no. Le hanno costruite con l’entasi.

L’entasi non è solo un elemento architettonico piuttosto interessante. L’entasi è qualcosa di più. Forse è addirittura la chiave della vita.

Analizziamo questa tecnica per concetti. Immaginiamo la colonna dritta come la verità, il dato oggettivo. Questa, nonostante la sua perfezione, non viene vista per come è. Viene mutata. Morale: realtà e percezione non combaciano. Non sempre. Ma se quindi le persone vedono la realtà diversa da come è effettivamente, se vedono una colonna più stretta anche se in realtà è retta, come faccio? Soluzione: metto la pancia alla colonna di modo che essa sembri dritta. Ossia, modifico la realtà di modo che quello che viene percepito combaci con essa.

I greci erano dei geni. Lo erano non perché erano superdotati. Lo erano perché sapevano fare molto bene una cosa: riconoscere la loro natura. Accettavano di essere umani fino in fondo, a tal punto che uomo si diceva θνητός, mortale, nell’epoca di Platone. Riconoscere la natura umana significa sapere che tra realtà e percezione c’è un abisso, e per far coincidere queste due dimensioni bisogna ingegnarsi. Ma come, e poi perché, e invece fottersene di chi scambia visi per fave?

Immagina di essere la colonna: dritta e bella, ma non ti si vede effettivamente così. Soluzione: entasi. Ma nel concreto, cosa vuol dire per una persona l’entasi? Vuol dire rendersi conto che la realtà è soggettiva. L’uomo crede in ciò in cui vuole credere e non nella verità, e ciò che vede e sente dal suo punto di vista è il suo mondo. Motivo per cui è necessario saper modificare la forma della realtà che tramettiamo senza, e anzi comunicando appunto, l’essenza. La ragione?

Non è conveniente essere percepito in modo diverso da come tu veramente sei. Le persone si possono fare un’idea di te che non ti corrisponde, e basare su quella il loro giudizio. Questo non vuol dire impersonarsi in una versione altra di noi che più aggrada gli altri, né tantomeno applicare l’entasi in ogni momento. L’entasi va applicata quando conviene, quando c’è qualcosa che sai che potrebbe essere percepito male e che ti potrebbe nuocere. Non ha senso “mettere la pancia” quando non serve. Serve, pertanto, nel momento in cui sappiamo che avviene un effetto ottico inficiante.

Muovendoci ora dal teorico al pratico, entasi significa saper riconoscere i momenti di asimmetria, ossia, quando ciò che comunichiamo o semplicemente come veniamo percepiti non corrisponde a come vorremmo essere percepiti. Questo lo riconosci in due modi: da un lato, te ne rendi naturalmente conto da te che potresti venir inteso erroneamente, dall’altro, le persone che ti conoscono te lo hanno fatto notare.

È in queste situazioni allora che farti colonna greca ti può salvare la vita. Spesso basta poco per correggere questi effetti ottici e trasmettere l’idea di noi che vogliamo trasmettere. Faccio qualche esempio.

Sei a una riunione o a un incontro, formale o non formale, e non sei particolarmente attento. Hai una postura rilassata, ti guardi intorno e di tanto in tanto perdi il filo. Anche se non ti interessa, stai comunicando che faresti volentieri a meno di essere lì, e qualche sbadiglio rafforza questa idea. Per quanto stare lì non ti piaccia, segnalarlo così evidentemente non ti conviene, non ti dà molto credito. Soluzione: entasi. Mettiti su, bene ritto, prendi una penna in mano e guarda negli occhi chi parla. Il solo fatto di adottare una postura attenta ti renderà più attento. Come la mente guida il corpo, il corpo guida la mente.

In autobus urti per sbaglio una persona. Se non gli dici niente sembrerai scortese. Basterà dire solamente scusa per sistemare tutto. In molte situazioni basta pochissimo per cambiare molto. In un progetto di gruppo prendi una decisione, ma non la comunichi adeguatamente. Anche se non hai bisogno che gli altri ti dicano di essere d’accordo, il solo fatto di condividerla trasmetterà che ci tieni al parere degli altri e stimoli spirito di gruppo. Basterà un semplice “ho deciso questo, siete d’accordo?”. Lo stesso vale ad esempio in casa, basta un semplice “che ne pensi?” o “va bene?” per mantenere l’armonia.

Sorridere. Basta così poco per fare così tanta differenza. Sorridere bendispone, e non è fingere. È un segno di cordialità e gentilezza che a sua volta cordialità e gentilezza genera. Perché? Per mimesis, imitazione. Qua entrano in gioco i neuroni specchio, che ricalcano la persona che abbiamo di fronte. Con un semplice sorriso trasmettiamo un’immagine positiva di noi in un batter d’occhio. Il carattere poi deve confermarla.

Cruciale è riconoscere le situazioni dove conviene applicare l’entasi. Fare questo significa sapersi destreggiare nella giungla delle relazioni umane, dove basta poco per avere un’illusione. Ma basta anche poco per evitarla.

Eugenio Sicher

3 pensieri su “Perché l’entasi ti sarà utile nella vita

  1. Tommy K

    Obiezione spontanea: se una colonna che è dritta, per apparire tale, applica l’entasi, essa non sta effettivamente mostrando la sua vera natura perché, pur ora apparendo dritta, è in realtà diventata storta

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